Monte Bondone Poetry Reading | |
Le poesie ed i poeti della serata |
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ADOLFO NICOLUSSI ZATTA Dar Nebl - poesia in cimbro Von staigela von laitn, bo du muatar un andre baibar, sait herta gant pin hottar na gras, to vuatra di khua un bo biar, khindar ham gevuart vur di unsar goas, est khinta auvar dar nebl un dekht au di bisan nemear gement, di ekhar nemear gesetzt, vol pit staun, darn un purstegras. Du muatar pist gant untar di steeln ombrom at da obar sait hasto net gehat genumma hoebe vor das unsar vich. Est balaman, is als oeade! Di stell soin lehr un, letzar, di hasar soin lehr Gedenkhsto, muatar, ben bar soin gant in pa pergn, na holz, na sbem, na pern? Ma hat gelegt di vofas bia atn an tapet! Est is nemear a so! Regjarbar no biar at da ansar earde? Bartn da khemmen andre to lesan au, da, bo da nia ham gelegt an sam?? Ai, nebl, ai un dekh au disa schont lasmar gedenkhan di muatar, dise yahr, slant vo pit laut. Ma ben du vort geast, nebl, lass che di sunn liacht von cott dar hear, bidar lachtet un bermt di herzar von lat vo Lusern. LA NEBBIA Dalle norre (sentieri angusti tra le rocce) dove tu madre ed altre donne scendevate fin sotto i dirupi per raccogliere l' erba a sostentamento delle nostre mucche e, dove noi fanciulli portavamo a pascere le capre, ora sale la nebbia e copre i prati, non piu ' falciati, i campi non piu ' coltivati, invasi da rovi e sterpaglie. Tu, madre, andavi fin sotto i dirupi perche' al di sopra, pur coltivando ogni filo d' erba, non avevi foraggio sufficiente. Ora quasi tutto e ' incolto! Le stalle sono vuote e, peggio, le case sono vuote! Ricordi, madre, quando andavamo nei boschi per raccogliere funghi, lamponi o legna? Si aveva la sensazione di porre i piedi su di un tappeto Ora non e ' piu' cosi'! Siamo noi, oggi, ancora produttivi sul nostro territorio? Verranno altri a raccogliere qui, dove mai posero un seme? Vieni, nebbia, vieni a coprire questo obbrobrio! Lasciami ricordare la madre, i tempi di un paese pieno di vita. Ma quando, nebbia, ti dissolverai lascia che il sole, luce di Dio, illumini e riscaldi, nuovamente, i cuori e gli animi della gente di Luserna. MA'S-CIO - di Gigi Zoppello Cosi ' di mia nonna non posso dire in italiano Che non fu mai la sua lingua: infatti, non le appartiene, e le sue cose adesso stanno su una credenza siderale adesso che persino il suo grembiale ha appeso a una mensolina popolare NONNA ANGILA, stregona delle erbe Strolica, se fosse nata un poco prima Avrebbe finito la sua vita al rogo Ma come Pocahontas conosceva I doni della terra, le radici E con due dita sapeva separare I petali fatali, belladonna e cardo Impasti, intrugli, erbe, teneva una bottiglia Di liquori, e unguenti Sul balcone a sciogliersi nel sole Globi di vetro, magma ad imputridirsi Parlava cimbro, dei Taucias Gareida La casa sua era ai Prusti delle Giazze Serva in casa dei ricchi veronesi Sotto la guerra, alla villa del gerarca E suo marito morto sotto la miniera In Belgio, scappato dai fascisti Ucciso da un vagone, aveva solo 35 anni. Io e lei, da soli, un giorno, un treno e una corriera In un inverno secco e freddo di montagna Eravamo tornati su al paese, per l ' Immacolata E subito dopo suo fratello Palmo Aveva preparato nel cortile il rito: l ' ammazzamento del maiale grasso. Il maiale e' una bestia che ragiona: ha il suo cervello, capisce tutto, e' molto furbo, e allora fiuta l 'aria, e vede subito che nel cortile oggi e' tutto strano c' e' tanta gente, una mastella piena di acqua calda, un banco, i ferri e allora caccia un grido uiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii comincia a fare subito, e scappa. Inizia una corrida, e fa da ridere, pero' Nessuno ride, perche 'la morte non e' allegra, e presto Sara' odore di sangue e di interiora Uiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii Sono bambino, e bestie morte fino ad ore Ho visto solo vermi, un topo, e uccelli Quei piccoli di passero tutti becco giallo Caduti da una gronda, ancora goffi Tutti lanugine e occhi velati, oppure Dopo la pioggia, quei lombrichi nudi Che usciti dal prato avanzano in strada Viscidi, osceni, anelli semoventi. Ma il maiale ha occhi, e sguardo Ha una sua testa, grida e capisce Il mas-cio Corre la bestia, e se potesse Correrebbe anche sui muri, sente bene Il coltello avvicinarsi, fugge Fugge il destino, le setole irte, odore Di terrore bianco, e infine Tenuto fermo, scannato con un colpo Del macellaio. Ecco il sangue Rito pagano - sacrificale Salvifico - bestiale E' magico - irreale Rito animale Buio, antico e ferale d ' offerta, d ' auspicio Sacrificio diretto ed infernale Uiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii Sono malato, mamma sto male Viene il dottore, mani fredde E fiato di medicinale Sto sotto sotto, rintanato Sotto le coltri, nella febbre Avvolto nei brividi Nella mia pelle d ' oca Frichete frochete pan grata' Damelo a mi che son mala' Son mala' de la malatia Frichete frochete portala via "E' solo un po ' d ' alterazione, niente " si guardano perplessi " e' stato a veder tutto quel sangue " dice mia madre " e' ancora piccolo, io l ' avevo detto " pero' mio padre: " io, alla sua eta' avevo visto i morti della guerra " Brividi, sudore freddo Sotto coperte e piuma Sto fermo, e ' come Stare appoggiato con la guancia gelida Alla pelle calda, rosea Alla pancia del maiale Ho per guanciale La pancia del mas-cio La morbida Pelle Rosa E calda La pancia Setosa Del fantasma Del maiale Ucciso Uiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii " Sara' stato qualcosa che ha mangiato " Si '. E cosa c ' era in tavola? Prima: le ciche Che e ' grasso fritto, sugna croccante. Poi pasta con la carne E lonza, e brodo con la milza E il fegato alla brace con la salvia Ritagli di pancetta fritta Braciole, e dopo il sanguinaccio, sangue farina e zucchero una pagnotta densa e rosso scuro E ' il sangue della bestia, cucinato. Svengo, e vomito, e mi portano via in braccio. Fabula, affabula Mangia e parla Narra, dicci: per guarire c ' e ' puina e Frichete frochete pan grata' Damelo a mi che son mala' Son mala' de la malatia Frichete frochete portala via Nonna Angila, ti prego, fammi avere Una pozione, un rimedio, presto, adesso Un menego maistro, un ' erba spagna Una purga, un grumo amaro, ortica Viene uno spettro, vengono a trovarmi Streghe, anguane, bestie scrofolose Tangheri, barbe, robe concimate Odori molli, venefici gli effluvi, puzze Viene il maiale, il grosso muso annusa Le punte dei miei piedi: e ' solamente Che mai nessun maiale e ' morto mai Da solo, e di vecchiaia Nel suo letto di fango e di schifezze Cosi' guarisco, ma altro nella vita Altro fantasma, altre mie illusioni, altri incubi sbercianti e allucinati altro orrore verra ' ancora a visitarmi e' la poesia, salvifica, a salvarmi. Pensier dant fora la poesia di Stefen Dellantonio in ladino, tedesco e italiano No l ' e ' piu ' temp de pianjer soravia el popol ladin ma de levar su ' e jir con pash sevii ensema a duta l' autra jent del mond. E se la tecnologia e cio ' che si definisce modernita ' stravolgono la crescita delle antiche radici, sul nuovo albero nascono errabonde possibilita ' dove ognuno di noi, come puo ' , cerca e trova uno spazio per vivere. Die Dinge reden und in den Dinge finden die Bergmenschen Erinnerungen und Traumen wo das Detail von allein aus affektive Bevusstein aufsteigen lassen konnen. Fosch el jir del temp al velge Laurin ge a scurta ' la portada de l ' olge, ma la ge a ence sgrandi ' de bel l ' art, e l piasser de tegnir a ment. Elbes Dolomic Elbes Dolomic ' scare ' dal mer a tocher el ziel con mans de neif, angern e davegnir de jent che sa ' che siede lo ' , ma che da chier ve verda e ve capesh dassen ... teish de revedoz lashade toc do ' viel e jide en fantia te n grovech reverser, giaves de crepa, mac ' salvans, fegure marmolede, chedres robe ' , tant de temp ede metu ' a peser l ' aut e l fon e l bas ... per do ' ve perder te anter el voler de n nemich mortel che co la vertola del pensier, do ' la schena v ' a ' sbara ' ... Chiare Dolomiti (traduzione) Chiare Dolomiti scacciate dal mare a toccare il cielo con mani di neve, passato e divenire di gente cosciente della vostra presenza ma che raramente vi guarda e vi capisce davvero ... sazie di rumore vi frantumate lungo il vostro sentiero e sfiorate l ' agonia cadendo senza fretta , avio di roccia, pazzi silvani, creature marmoranti, quadri rubati, avete impiegato millenni a soppesare l ' altezza, la profodnita ', la quota ... per poi rinunciare a voi stessi persi tra il volere di un nemico mortale che con la scusante della ragione, alla schiena vi ha sparato ... CANTICO FERIALE di Giuseppe Calliari lode al silenzio della notte al suono appena appena percepito di un sax lontano se non passa per qualche po ' di tempo almeno un automobile di sotto lode alla luce delle stelle che non guardiamo piu' e le volte le pochissime volte che si torna a piedi ti sembra di vederle per la prima volta e resti li' a guardare per le volte perse lode alla luce tra le tapparelle se la mattina e' di quelle più belle lode ai tuoi occhi cosi ' bravi nello scrutare dentro la penombra dentro le pieghe che sembrano da niente lode sia detta delle cose meno appariscenti lode sia ancora del silenzio e sia questa delle lodi la piu ' discreta quasi un flebile bisbiglio per non fare danni la lode sia cantata a voce piena invece del giorno in cui si rompono le gemme del giorno quando i fiori escono fuori sia lode al tuo restare assorta al tuo aspettare i tempi giusti delle cose sia lode al tuo stupore se una sera pare piu ' luminosa e tersa piu ' perfetta lode allo sguardo che vede intensamente l' ora in cui tutto questo accade ancora sia lode chiara e sorridente delle donne in attesa sia lode delle partorienti lodata sia l'altura dalla quale e ' parso trasparire il segreto della vita universa lodata sia la tua statura la figura che conosco nel mezzo della folla e sia lodata anche la moltitudine delle passioni delle gioie e dei crucci lodata sia la solitudine che sedimenta il turbine delle impressioni lode alla quiete della stanza al sostare lode alla brezza che questa mattina muove le foglie dei cespugli in terrazza lodata sia la voce con cui spesso dici - ed e ' come un vezzo - e' bello e' bello lodata sia la lettera imbucata e lodato sia il tempo del suo viaggio perche ' quasi una vita propria del messaggio un superstite bene al diluvio verbale lode sia del tuo viso mentre scruti l' orizzonte lontano lode sia della mano con cui ti schermi dall' abbaglio lode sia detta dello sbaglio quotidiano lode sia dell' errore e di tutto quanto di imprevedibile ci ha fatto dono sia lode delle braccia del collo che carezzero' tra breve e lode della valle che con dita tese seguo e modello sia lode dei millenni e dell' istante sia lode delle vite lode sia delle morti perche ' cosi ' e non altrimenti si versano l' un l' altra le generazioni lode sia sussurrata delle cose lasciate lode piu' alta sia di quanto gratuitamente e' dato perche ' solo cio ' che sara ' donato non va perso lode del tempo regalato lode dei giorni della tenerezza lode della dolcezza lode anche del male che ci fa piu ' umani lode sia detta dell' alba e della sera lode della tua strada della tua montagna del sole della pioggia della luce che bussa ogni volta diversa alla veranda lode dei giorni degli ardori e lode della noia che distende le ore lode infine sia detta a tutto quanto a tutto quanto affida se ' alla melodia bassa minore di un cantico feriale lode a quanto di fuori della lode non ha maniera di campare di sopravvivere lode a quanto soltanto se accudito solo se amato resiste vive si propaga se la gran parte del mondo di questa lode misconosce il pregio perche ' di forza si propone e impone perche ' il dominio e' il suo disegno perche ' di quanto vive fa rapina perche ' si ciba di carogne perche ' vuole un mondo che sia forma di fogna lode sia detta sottovoce della parola che si assottiglia e lieve si sospende nella penombra amabile del non ancora detto del non dicibile piu ' avanti DANILO FENNER Panico nei boulevards di Trento 1. " Oggi e ' stato molto bello! " I. Altrimenti come spiegare che rimasi ancora nella via dove un ricco commerciante trascuro' gli affari come se non ci fosse una casa, ma il fuoco - il fuoco curvo e snello, ancora non spento - al principio di quelle conversazioni, in fondo, ricordo soltanto la smania degli abiti neri nel vento - giovani silenziosi, non tanti portavano il cappello con l ' ala abbassata davanti - e' lo stratagemma classico! II. Ma il peggio e' che si facevano concessioni alla Guerra, alle Compagnie di Assicurazioni, agli Avamposti dei Dispersi: Dnes to bylo docela hezky! Uno che ha attraversato Berlino e ha conosciuto innumerevoli sventure levo' dritto nell ' aria un grido di dolore e di rabbia: Oggi e' stato molto bello! Cosi' si riaccende nella sua camera al primo fresco e pieno riverbero del mattino il Digiunatore, in grandezza naturale, ma non si lascera' stancare dal vento e i suoi giudizi errati sulla citta' felice - l ' ascesa e la discesa melodica di un salmo, nientemeno che una decisione di vita e di morte. E di nuovo fu la potenza dei miei sogni la vita, a volte interrotta da Bordelli e Sale da the' e Bagni Pubblici, benche ' un giorno, evocata come un ' ombra, lei fosse sicura di trovare in me solo un breve tentativo di persuasione e si fascio' piu ' strettamente il seno, e infatti scopriva me evidentemente, prima di addormentarsi, ma non si addormentava affatto - per non concedersi mai un momento di riposo. III. Era annunciato brutto tempo. Infatti piovve. La nostra casa unifamiliare, minacciosa su un terreno pianeggiante, sentinella di altri grigiori a cui voi siete scampati, sembra dire il cartello all ' imbocco - argini crollati e sacchi di sabbia: qui le inondazioni hanno fatto la storia - resiste a tutte le tempeste. Noialtri siam diversi. Ah, come impazienti per l ' attesa, e piu' forti, mitigammo il corso tragico degli eventi! I migliori sono sempre i morti. Era annunciato brutto tempo. Il mondo non si accorgeva di noi, ne' noi del mondo. Non esistevamo. Vorreste sapere come abbiamo vissuto i nostri anni, quaggiu ' , al fondo della vita, sconfitti dagli amici o dagli amorazzi estivi? Tenete d ' occhio questa citta', perche' e' qualcosa di straordinario solo vedere quanti siamo ancora, nonostante tutto... Era annunciato brutto tempo. I piu ' rievocavano i bei giorni di Parigi, Walt Withman rallegrava l ' atmosfera, cosi ' e ' andata comunque per settimane e per mesi. Ehi, vuoi metterti al posto dei cani? Tu che hai sofferto per noi, prega per noi. Poi tanta afflizione da Fine del Tempo poco per volta si sfoca, anche il fiume rientra nell ' alveo, i ratti ridiventano cattolici, leggono la cronaca locale nei quotidiani la domenica mattina e i loro figli schiamazzano felici perche' sanno di non occupare nemmeno lo spazio di un secolo: si rallegrano dell ' arrivo lungamente atteso di Hansel e Gretel. IV. Se il nostro signor Spassart nella primavera del Trentasei pote ' recarsi col figlio a Ipanema, per volonta' espressa del genuflettente Podesta ' - questo eterno ultimo tango! questa bancarotta morale! - alla fine di prolungate trattative, come se il futuro si potesse riprodurre altrove, ma bisogna crederci e il signor Spassart ci credeva, passando prima per Schlewsig sulla Schlei dove un cattivo soldato, ultimo rampollo di una dinastia di banchieri, gli affido' i suoi averi per non ricevere in cambio che una manciata di parole, come se il guadagno e la perdita fossero il frutto di una devozione assoluta, ma bisognava crederci e il cattivo soldato ci credeva, cosa volete che rimanga di questo nostro genere umano? Dissero: si copriranno di ridicolo. Loro, i poco accorti, gli imperativi muti. Con mare calmo e vento di terra era perfino piacevole colmare la distanza che separa Trento dal Brasile. I ratti vennero solo alla fine. Spassart li aveva veduti tirare fuori le loro bandiere, le armi e le grida dai petti, - cosi ' avranno ogni diritto dal cielo! cosi ' solcheranno gli sguardi le stagioni! Tutte le ombre che hanno i nostri occhi brillano sui campi, nelle notti, gli sguardi che non hanno segreti, come le pietre, e il cartesiano avra ' dunque ragione a proclamare la propria fine, dopo averla letta nelle foglie marcite del bosco, a tutto questo Spassart credeva di essere scampato, dopo che la nave attracco ' , non senza un poderoso sobbalzo, quasi un sommovimento del grande ventre d ' acciaio. Pensavano: si copriranno di ridicolo. Loro, gli astuti mentitori del Niente. Ma bisognava crederci e loro ci credevano. Cosa volete che rimanga di questo nostro genere umano? 2. Tre evviva per una nazione I. Oh, dolce vita che te ne vai..., cantava la ragazza sul carro al seguito di due fratelli, parenti acquisiti, incoraggiati da questo uso del suo nome, Dasy, come desolata forse - e certo che quei venditori ambulanti penarono non poco per trattenere tutto l ' amore, in gara l ' un l ' altro a renderle devoto omaggio. La terra serviva il canonico sorvolo del sole, i canali la solcavano, labbra al bacio della sua bocca. Da quando s ' era slogata una caviglia alla festa dei pompieri dell ' anno prima non volle piu ' saperne di danze e di inviti, e adesso, addormentato ogni dolore, se la cavo ' facilmente: sul carro in piedi, attraverso i campi, tutte le raccoglitrici del merito a vederla passare, e cosi ' invidiata urlare, nel vento, tre evviva per una nazione! 3. " Abbiamo lasciato Creta! " Vestito di un battle-dress mimetico, grande leone di Spagna, della vecchia Castiglia, dove visse rinsavito, timoroso, riservato, continuava a lasciare nell ' ombra l ' essenziale. Mefistofele sorrideva d ' un largo sorriso: easy to apply, convenient to use. Sapeva che avrebbe conosciuto l ' inesorabile peso degli anni, e la paternita' negata, e la morte. Cio ' nonostante si industriava a trovarci sollievo, noialtri studentelli appena fuori di casa, sbarbati e lavati di fresco, salutati dalle donne e riveriti dalla stagione buona come gli eroi nelle grandi battaglie del passato. Si presento ' come il capitano Nathan Fenonian, e a parte il fatto ch ' era estate e ci muovevamo nell ' ombra lui non disse mai nulla di cio ' che volevamo sentire ( allora come oggi ci atterriva il fatto di esserci, e di essere noi stessi la causa di tutto ): oh, egli era un vero padre per i suoi figli! Gracias a la vida. La cucina era sempre pulita e in ombra, sotto il rosone e un crocchio di mosche sul vetro, quando il reverendo arrivava sull ' erta col passo sghembo, trafitto dai reumatismi, vedevamo i nostri cari morti, insulsi cavalli inanimati nella via, ormai deserta. 4. Il poeta gira armato Il poeta gira armato. E ' piuttosto scoraggiante, in fondo. Voialtri fate pure come se le lamentazioni dei venti, rimbalzando di boato in boato, purificassero il mondo: son tutte balle. Io vado a cominciare. CARLO MARTINELLI: " CONTRIBUTO TEXISTA AD UNA RIDEFINIZIONE MINIMA ATTORNO AD UNA GLOSSA MARGINALE CRITICA RIGUARDO LA QUESTIONE DELLA MONTAGNA COSI ' COME SI E ' VENUTA A CONFIGURARE A PARTIRE DAL 30 SETTEMBRE 1948 E PER I MOLTI ANNI DELLA NOSTRA FRAGILE CARA DEMOCRAZIA " La gola segreta La montagna misteriosa La valle tragica Il villaggio fantasma La gola della morte Il lago scarlatto Morte nella neve La bufera La banda dei lupi Canyon Diablo La collina degli stivali Grand Canyon La rupe nera L' aquila e la folgore Un nido di serpenti Guerra sui pascoli La foresta dei totem Le colline della paura La foresta pietrificata I delitti del lago ghiacciato I dominatori della valle Gli avvoltoi Aquila della notte Le rapide del Red River La roccia del corvo La mano nella roccia Le Colline del Vento La montagna sacra Ladri di bestiame Sangue sulla neve I lupi del Colorado Bufera sulle Montagne Rocciose I pozzi di Agua Prieta Montagne maledette Nuvola Bianca Questo andammo dipanando lungo i sentieri E giu ' per i torrenti Durante i lunghi inverni del nostro scontento. Questo fummo: noi nascosti dietro le rocce Mentre Tex Willer impugnava la critica delle armi Chiedendosi a' la Heidegger " Per tutti i diavoli che mi siano Ancora alle costole? " Spuntava il sole del 30 settembre 1948 Quel giorno, solo quel giorno, Potemmo considerare l ' ipotesi Di conservare le montagne cosi ' come sono Senza cedere alla pressante tentazione Di procedere allo spianamento Evento trasmesso in diretta su Crushsite |
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