LE POESIE DELLA PRIMA SERATA
GIUSEPPE CALLIARI
Coro delle Madri
Coro (a)
deponete, deponete l ' offesa, le parole
che tagliano, gli sguardi senza amore,
lasciate che risorga una parola intera,
che la mano torni a stringere la mano,
che il braccio abbracci, lasciate a noi,
madri, ai nostri cuori, il diritto di dire
pace sui nostri nati, pace sulle angosce,
pace sulle culle, pace sui disperati,
pace sopra le case,
pace sulle vite appena appena accese,
pace sui nostri figli, e
guai a chi i nostri figli li disperde,
guai a chi li allontana,
guai a chi ne fa merce,
guai a chi i figli nostri li distoglie,
guai ai capi, ai padroni,
ai santoni, ai cattivi maestri,
guai all ' uomo che tradisce l'uomo,
guai a chi non ama,
guai a chi non ama, guai
Ninna (b)
piccolo, piccolo mio,
stringiti a me
resta qui accanto,
non rompa il chiasso
stonato del mondo
questo tuo sogno
dormi piccolo mio
nelle mie braccia
come una volta,
quando tutto era buono
Coro (c)
non altro sappiamo che il nostro male,
non altro sentiamo che l'assenza
che sempre innanzi fossero
potenza e forza,
il nostro pianto, il lungo nostro
lamento
non lo sapeva ancora
ha dell ' aspro l ' inizio, del cruento,
non e ' nata col mondo la bellezza
ne ' la pace
nel loro novissimo apparire annunciano
che un figlio d ' altro, che un figlio d ' oltre
e ' nato
a noi e ' inizio un trepidante si ' ,
a noi e ' inizio un ' attesa
d ' amore
Refrain (d)
ti aspetto
ti diletto
ti sbaciucchio
ti succhio
ti invento
ti contento
ti allegro
ti sorprendo
ti amo
ti chiamo
ti dono
ti suono
ti immagino
ti tento
ti rotolo
ti splendo
ti scorro
ti rincorro
ti incanto
ti contengo
ti aspetto
ti racconto
ti ripasso
ti attendo
Coro (e)
1 un senso, un senso che dia qualche pace
2 due volte ti ho perso,
io che non so capire il tuo fuggire
3 qui in ansia, ogni istante,
qui ad aspettarti, a sperarti
4 questo di certo pensi, questo
preghi, e noi con te, figlio
5 vent ' anni e l ' ingiustizia amara
di partire, tuo padre allora, tu ora
1 l ' illusione di un bene, di un bene per chi non so..
2 una luce decisa ti ha aperto la via,
che via non so dire
3 tu pronto ogni volta
ad accorrere, a dare
4 questo e non altro, nel dolore,
la conversione dei cuori
5 e un senso di inanita ' fa questi giorni
di sventura piu ' sventurati ancora
1 perche ' questo accade, a me, a te?
2 fino a finire tu, figlio
Dialogo (f)
madre, madre, non sai, non sai quanto figlio
lontano sia andato, camminando,
il mio cuore, quanto corra per vie
ignote la mia fuga, come fuga non sia
madre, madre cara, mai potrai forse
capire la via della mia vita, ma io da te,
da te ho imparato la frattura del male,
dal tuo dolore muto, dai tuoi silenzi
verso te, madre, ho cercato, per vie
lunghe, madre, per sentieri necessari
figlio, perché di questo male universale madre
hai voluto segnare la tua vita?
ho dato, ho dato anch ' io, madre, figlio
come tu mi hai insegnato
Distici (g)
cuna di luna, cullante cuna, luna vana, luna piena,
luna calante, luna distante, luna dolente, in croce
in croce, senza voce, non sento, vento che passa,
cune di nulla, cune di nulla, di lune, di nulla, sfinite
Coro (h)
oltre l ' incerto quale buona speranza,
quale accoglienza oltre la porta chiusa
se poco a poco, poco a poco l ' uomo
l ' immagina la sogna,
se ne e ' primizia la cura delle madri
anticipo sommesso,
se finalmente e ' intesa
visibile espressione di giustizia,
se mai e ' del piu ' forte ma dalla debolezza,
dall ' amore di madri e ' partorita
madri profete, senza proclami a dire
quanto il cammino lungo
poco a poco figura,
madri del dolore madri della paura
che il vento del pensiero sfiora
ma passa, ma dispoglia,
madri delle doglie madri del parto
non atterrito invito a ritornare in grembo,
madri del solstizio madri dell ' inverno
non l ' impossibile ripresa dell ' inizio,
madri della creatura, se hanno
da essere create vita e pace, pace e vita,
madri del grido muto, dell ' esodo venturo,
madri senza piu ' voce,
al caldo amore della croce
questo, percorrere intera la via lunga
e sia cosi ' ,
non accadra ' ne ' subito ne ' presto
ma verra ' a dire un giorno
la strada fatta, la lunga via percorsa, storia
dei passaggi molti, delle svolte,
non di novelle infanzie labile miraggio,
non del cullante nulla
PATRIZIA CARLONI
Notturno Americano ed Altre Luci
I.
Grida l ' azzurro
le sue ferite
al mondo.
Cicatrici
incandescenti
al tramonto
diventano polvere
d ' oro
al risveglio
del giorno
sull ' acqua.
Il silenzio degli occhi
e ' preghiera,
attesa,
stupore.
Storditi
dallo sfavillare cangiante
di metallo e cristalli,
s ' accartocciano
i cuori
come foglie
cadute
a settembre
gia ' rosse.
Il vociare impazzito
dei tordi
in sosta
su ippocastani
e tigli
trova l ' anima
spoglia.
Nel cantico degli anni
si leva
- inesorabile -
l ' eco
delle stagioni
sugli spartiti
del tempo.
E all ' improvviso,
il silenzio.
I passi dei cacciatori
fanno schioccare
le nostre dita
come fruste
o ramoscelli
secchi
- seppur bagnati
da lacrime
di rugiada
e di muschio.
Sacralità
profanata
della foresta;
terrore muto,
custodito
sotto il tremare
incessante
di piume
confuse
tra i rami
più alti.
L ' orrore e ' tradito
da impronte
di sangue
sul sentiero:
lapidi
di umanita ' ,
ricche di nomi
e di sogni
presi al laccio.
II.
Sono fiorite
nuove stelle
in cielo
questa notte.
Hanno nomi
diversi
- per suono,
colore
e religione.
Di rubino
impreziosiscono
gli spazi siderali
e mandano
segnali
alla terra
- ad intermittenza
regolare –
scandendo
in un ' unica voce
una supplica
unica:
" Mai Piu ' "
" Mai Piu ' "
" Mai Piu ' "
III.
Di fiorito
c ' e ' solo il cuscino,
questa notte.
Le nostre lacrime
si sposano,
e così
le nostre mani,
ed irrorano
senza pudore
giardini
che riposano
muti
all ' ombra
dei nostri capelli.
" Nulla
sara ' piu ' come prima "
hanno detto.
Eppure si leva
dalla campagna
isolata
l ' abbaiare dei cani
ed il frinire
dei grilli,
come sempre.
DESTINAZIONE LOA
(Mariano Detassis, Stefano Laudadio, Marco Paladini):
OBLIO DI GUERRE (CHE CONTINUANO)
IL SILENZIO ACCOMPAGNA FILE D ' OMBRE ARMATE
TAGLIANO IL FIANCO ALLA MONTAGNA GLABRA
APPAIONO I VILLAGGI INDOLENTI MACERIE ESCARNATE
CASUPOLE DI FANGO E STERCO SECCO PIAGATE E COME EROSE
NELLA MELMA I PALI COGLI SCALPI E LE TESTE DECOLLATE
INTORNO SI CONTANO A DECINE LE BOMBE INESPLOSE
PISTE PIETROSE O STRADE DESERTE RIDOTTE A UN PANTANO
IL VENTO SIBILA INFAMIE NELLE SVENTRATE CARCASSE DEI CARRARMATI
AI POSTI DI BLOCCO SI BEVE, SI BESTEMMIA O SI RIDE PIANO
IL NEMICO E ' DAPPERTUTTO, UNA VIBRAZIONE NELL ' ARIA
GIU ' NELLE FREDDE VALLI, NELLE SCHURE MACCHIE DEI CAMPI
RIPARTE L 'OFFENSIVA, NON SERVE LA TATTICA ORDINARIA
NIDI DI MITRAGLIATRICI PIAZZATI AD ARTE SULLE ALTURE
S 'INFILTRA LA GUERRIGLIA PER LE STRETTE GOLE DI ROCCIA
INCUBI BELLICI CHE INNESCANO AZIONI PREMATURE
CON UN BOATO SOFFOCATO IL RAZZO SORVOLA FIUMI VORTICOSI
REPLICANO ROMBI DI CANNONI E ACCIDIOSI COLPI DI MORTAIO
NEVE FROLLA E BUCHE NERE, I MORTI GIACCIONO, GIA ' COPIOSI
SI CONTINUA A SPARARE SUL GRETO, IN MEZZO ALLA VEGETAZIONE
POI SI RITIRANO I BLINDATI A SOBBALZI SULL ' ASFALTO SQUASSATO
L ' ODIO E ' UN FREMITO CHE L ' ANIMA DIVORA TUTTA LA NAZIONE
DISTANTI, OBLIATE MATTANZE, COSI ' VICINE COME ORRIDI OBITORI
GLI INGENUI PENSANO CHE CESSEREBBERO LE GUERRE SANTE
SE DIO, JAHVE ' E ALLAH SI DICHIARASSERO I PRIMI DISERTORI
DANILO FENNER
Ardono le fiaccole su un molo di Downtown
1.
In una strada della zona di Tribeca gli artisti
mettono in scena il mondo, nessuno
ricorda piu ' il suono dei vespri
ardono le fiaccole su un molo di Downtown
un tizio mente
parlando alla tv, perche ' ha una cravatta sbagliata
e la piccola figlia gli e ' sfuggita di mano
correndo verso il negozio all ' angolo si e ' sbucciata
un ginocchio, ma il quartiere e ' deserto
e piove sulla polvere dei vivi e dei morti
ardono le fiaccole su un molo di Downtown
Carl, il marito di Maria, consuma intanto le sue giornate
da volontario infermiere - scavatore
al ground zero, ogni giorno
più frustrato – inutilmente ha visto i corpi proiettati di sotto
e poi le macerie – inutilmente:
la morte viene dal cielo, come sempre
ardono le fiaccole su un molo di Downtown
2.
Nessuno raccoglie piu ' le patate nello Iowa,
i piccoli biplani schiumano negli hangar:
hanno perso tempo,
cosi ' dicono, e un agricoltore e ' impazzito
se non piove e ' un disastro, ma di questo
hanno scritto tanto e non c ' e ' verso di uscirne,
perche ' la morte viene dal cielo, cosi ' dicono
ardono le fiaccole su un molo di Downtown
Qui c ' e ' qualcuno che l ' ha vista
la Nuova Frontiera, e ai bei tempi del Vietnam
aveva ben altro da fare
era pur sempre qualcosa anche allora, ma tutto
inutilmente, perche ' il raccolto e ' vicino
e la morte viene dal cielo, come sempre
ardono le fiaccole su un molo di Downtown
3.
La veglia d ' armi alla pompa di benzina, le ore finali
nel Maine, sotto l ' occhio
di una telecamera, davanti a un Pizza Hut –
la più banale dedizione all ' american dream
e il monotono paesaggio d ' asfalto – non hanno fatto
niente di particolare, mangiato bevuto parlato,
quello che fanno tutti, quello che fanno tutti
ardono le fiaccole su un molo di Downtown
bevevano forte, scherzavano
con le ragazze e non sembravano poi tanto a disagio
4.
La fila fuori dal Family Center, sul molo 94
sono quasi tutti giovani e si domandano
cosa resta da fare a casa, perche ' la morte
viene dal cielo e loro non sapranno mai
dell ' esistenza di Francis, di Bruce, di Caroline
ne ' le bandiere che sventolano su una barca
ormeggiata al largo ne ' le file di croci esposte
su un campo arido, al limitare del bosco
perche ' la morte viene dal cielo, come sempre
ardono le fiaccole su un molo di Downtown
e li ' in fila e ' più facile domandarsi il nome
delle cose, datemi un nome, un nome qualunque
che io la possa sentire in bocca questa cosa
e magari sputarla come si conviene, ma
datemi un nome, un nome qualunque, datemi
una parola anche piccola, semplice, infantile
forse senza alcuna pretesa, un nome di persona –
chiamatela Inizio, Principio, il grande
Cominciamento: chiamatela – lei arrivera '
ardono le fiaccole su un molo di Downtown
5.
La regina d’Inghilterra fa il bagno con la papera di gomma.
ALESSANDRO GENOVESE
Settembre
Oggi mi sono alzato prima del solito,
al suono della pioggia sulle imposte,
e mentre affogavo i biscotti nel latte
ho guardato il telegiornale.
Sono successe parecchie cose,
in questi ultimi giorni, e io
non riesco a orientarmi.
La mia gatta tigrata, sdraiata sulla tovaglia
a scacchi rossi e verdi,
mi fissava, e intanto si puliva il pelo con cura.
Aveva gli occhi socchiusi, e sembrava
che nulla la potesse turbare.
In tv, un tizio indiano o pakistano,
con in testa un vistoso turbante bianco,
piangeva a dirotto, circondato da amici e parenti.
Diceva che avevano appena ammazzato suo padre,
a New York, o forse a Chicago.
L ' hanno scambiato per un arabo, diceva.
Non aveva mai fatto male a nessuno.
La mia gatta si è alzata e ha inarcato la schiena,
mi ha dato un ultimo sguardo e poi
e ' saltata giu ' dalla tavola, leggera.
Mi sono alzato anch ' io,
ho sparecchiato e mi sono acceso
la prima sigaretta della giornata.
Sono salito in macchina,
ho azionato il tergicristallo,
e mentre ero fermo al semaforo
mi e ' tornata in mente
la faccia del tizio col turbante.
Prima di stamattina,
settembre era il mio mese preferito.
PAOLO DOMENICO MALVINNI:
da TEATRI ROTTI
Pallida e ' la luna e il tuo viso pallido e '
grigi gli occhi suoi grigi erano e
glauchi quelli di lei, glauchi e
turchino il cielo, tenebroso lo sguardo
e rapito da una fugace apparizione
predisposto l ' animo i commensali
brindarono lieti senza nulla presagire
della sciagura glaciale lo sguardo, il conte
li scrutava, le guance scavate
esauriti gli argomenti il piano
diabolicamente architettato ma
dannazione imprevedibile avvenne che
la solitudine dell ' animo la pervicacia
l ' inquietante presenza degli astanti
la frusta dannata del male la ruota
della vita che corre senza mai
ella nulla poteva intuire il fato
d ' improvviso nel buio della notte
non sortì nessun effetto.
Se volessimo dare un senso
se volessimo proprio darlo
questo senso che ci pare di
dovere dare un senso che ci u '
ci pare proprio di dover dare
un senso in un certo senso a '
quel senso di, quella strana
sensazione quel non certo non
si sa che senso ma se dico
se volessimo dare un senso
se volessimo proprio darlo
un senso che ci pare di e '
dovere dare qualcosa che
ci pare di dover dire al
modo che ci sembra opportuno o '
ebbene ebbene è bene fare
in modo o in un certo senso
peraltro non certo in quel à
senso essenno ' che senso ci
sarebbe direi non ci sarebbe
più senso in questo senso
in quel senso in quel modo o '
in quel modo in quel senso che
in quel certo non so che e che
non ha senso dire o certo
e ' opportuno ebbene se è
così sia se volessimo proprio
dico proprio se volessimo o
proprio dovessimo e fossimo ch
in un certo senso allora si
sì certo tutto questo sarebbe
direi in quel senso certo lo '
oohh ma non certo nel senso
in cui dovere dare o o '
d ' altronde essenno ' non so che
CARLO MARTINELLI:
POICHE ' TUTTO
E ' GIA ' STATO DETTO
MA BEN POCHI NE HANNO TRATTO GIOVAMENTO
OCCORRE RIPETERLO
La formula per rovesciare il mondo
noi non l ' abbiamo cercata nei libri
ma nell ' erranza. Era una deriva rapida
in cui niente somigliava al giorno prima
e che non si fermava mai. Incontri sorprendenti
ostacoli notevoli, grandiosi tradimenti, incantesimi pericolosi, nulla manco ' a quella ricerca di un altro Gral nefasto,
di cui nessuno voleva saperne.
E addirittura, un brutto giorno, il migliore
dei nostri giocatori si perse nelle foreste della follia.
Non c ' e ' follia più grande
della presente organizzazione della vita, guy
Ciò che sembra ordine pubblico
e ' quindi questa generale guerriglia
dove ognuno arraffa quello che puo '
esercita la giustizia sulla singolarita ' altrui
e consolida la singolarità propria
che alla sua volta dilegua per opera di altre.
Quest ' ordine pubblico
e ' il corso del mondo, georg wilhelm friedrich
Ci vorra ' ancora altrettanto sangue
per dimostrare che centomilapunture di spillo
uccidono con altrettanta certezza
di tre colpi di mazza?, raoul
Bisogna sognare, e dare forma al sogno
dargli figura organizzativa.
Il sogno e ' il soffio di una realta '
piu ' profonda, danilo
Amare gli altri
e ' una pesante croce, boris
Rude, con pochi amici;
venne giorno
che fu sbranato dai cani, ghiorgos
Nella vita non c ' e ' speranza
di evitare il dolore:
che tu possa trovare nell ' animo
la forza per sopportalo, rabindranath
I classici possono consolare.
Ma non abbastanza, derek
Chiesero un giorno, in una di quelle
postribolari tenzoni che chiamano interviste,
la seguente cosa ad un giocatore di calcio
tale vialli gianluca:
" Se le dicessero che il mondo
finira ' tra quindici minuti
lei che cosa farebbe? " .
Egli rispose: " Una sega ".
Gli aerei lanciati
come coltelli di fuoco
nel burro dei grattacieli
e le bombe intelligenti
che ripuliscono il mondo
anche questo impediscono
peraltro, carlo
No more sky, no more line
Non piu ' cielo, non piu ' linea del
no more sand
non più sabbia, carlo
Che fare
se è mezzanotte nel secolo?
Saremo gli uomini
di mezzanotte, serge
Giocare col mondo
facendolo a pezzi
bambini che il sole ha ridotto gia ' vecchi
non e ' colpa mia se la tua realta '
mi costringe a fare guerra all ' omerta '
forse un dì sapremo quello che vuol dire
affogar nel sangue con l ' umanita '
Gente colorata quasi tutta uguale
la mia rabbia legge sopra i quotidiani
legge nella storia tutto il mio dolore
canta la mia gente che non vuol morire, demetrio
Abbiamo attraversato stanchezze e desideri
senza ritrovare il gusto dei sogni dell ' infanzia
non c ' e ' piu ' granche ' in fondo ai nostri sorrisi
siamo prigionieri della nostra trasparenza, michel
E anche noi piangiamo, noi, questa caduta.
C' e ' questa specie di fede in un mondo libero dal male
e dalle grida, e dalla sofferenza
un mondo in cui vedere l ' orrore della nascita
come atto amicale
Voglio dire, un mondo in cui si potrebbe vivere
dal primo istante
e fino alla fine, fino al termine naturale;
un tale mondo non è mai descritto nei nostri libri.
Esiste, potenziale, michel
Del danno e delle beffe
giacche ' un portiere di calcio è grande
quando tocca terra con parsimonia
giacché un vigile del fuoco e ' compiutamente
e concretamente felice
quando non c ' e '
incendio alcuno nei paraggi, carlo
Me ne volo alla Mela
per mangiarmela con gli amici
e blatera la radio
ma via Presidente, che dici?
Si scende su Harlem
case rosse immutate
sui vetri barbaglia il tramonto
le ruote han quasi toccato
cielo striato di jet
all ' ovest e ' nuvoloso
nel Lower East Side
ho trovato il riposo, allen
Ci fu un tempo, non lontano
nel quale Al Jazeera trasmetteva
stupefacenti corse di cammelli
oh, come vorrei
essere co ' miei pastori
e con i miei fantini
anziche ' qui a declamare
povere e poche parole di asserita impotenza
anziche ' qui a rammentare
angosciato al punto giusto
le parole di manlio filosofo:
non si può essere progressisti
perche ' non c ' e ' posto dove andare
non si puo ' essere reazionari
perche ' non c ' e ' posto dove tornare
Ma in questo presente, suvvia
tu comprendi bene che non c ' e ' posto
dove sostare innocenti, carlo
LAURA PULIN
* * *
ancora sara ' tempo di ferro
e sangue e pioggia
a ripetere sotto le antiche calcinate
nubi
le pietre sfatte dalle case morte
il fosso dove l ' umano
e l ' abisso si congiungono.
vortici di anime inappellabili
non dicono non rispondono
vanno
chiuse dentro il silenzio
vetrato del dolore
precipizio evidenza urto
spina nella fiumana cieca del niente.
la vita e ' lampo
ma i luoghi
dove l ' amore si rigenera
i luoghi appartati dove rimane
ostinata tenerezza e canta
l'esile permanenza del suo nome
i brevi luoghi e leggeri
dove neppure l ' ora e ' perduta in
tutto il peso e il misterioso simbolo del mondo
i disarmati luoghi dove
l'ombra e un volto aperto da te mi parla
GIGI ZOPPELLO
Kindergarten
Io sono il bimbo che ieri al tuo TG
Faceva volare un aquilone rosso in cielo
Nel rugginoso aereoporto di Kabul
Il vento in mano, solo una capra come spettatore
Io sono Nancy, di quattro anni e ' stata la mia vita
Morta tra fiamme, lamiere e kerosene
All ' asilo comunale di New York
Diciottesimo piano, torre 1, World Trade Center
Sahid mi chiamo, e mi conosci
Mosche negli occhi e fin dentro al naso
Una pancia gonfia di fame e di ingiustizia
Dolore e ' stato, ogni secondo che ho vissuto
John Love: avevo tredici anni e dei bei jeans
Ucciso a fucilate da un compagno
Alla scuola pubblica di Allston, in Ohio
Non c' e ' motivo, non c ' e ' stata spiegazione
In una tomba bianca e senza fiori
Ora ho tutto il tempo per giocare:
Muhammad mi chiamo, cucivo pelouche
Dodici ore al giorno, in una fabbrica
La montagna mi ha preso, freddo e fatica
Disperso nella nebbia del vulcano
Pedro Olivares, avevo sette anni
E una cesta di zolfo grezzo da portare
Una roulotte nel campo Rom di Luni
E sono andata via nel sonno, una fiammata
Tutto bruciato, e mio fratello grida:
Estella, esci, ti prego, vieni fuori
Sono ' Nkomo Mukabe, nella giungla
Sono stato un soldato nove anni
A quindici, scappavo in un villaggio
Sono volato in cielo su una mina
Io sono il poeta, e tutti questi
Lo vedi, il mondo, che ci fa?
Infinito desiderio di vedere
Un sorriso, un altro, un altro ancora